Nazionale

Il salto con l’asta e quei fischi entrati nella storia

Quella del salto con l'asta è stata una delle gare più...tifate delle Olimpiadi. Si è svolta il giorno di Ferragosto. Seguiteci un attimo perché è stata davvero una collezione di colpi di scena. Dunque arriviamo allo stadio e piove, piove pure di brutto. È lunedì, i responsabili della federazione internazionale di atletica stanno seriamente pensando, viste le condizioni bagnatissime della pedana, di rinviare tutto a giovedì. Poi, però, il tempo migliora, è così a decide d andare avanti, anche se tutti i pronostici vanno nella stessa direzione: si vincerà con una misura non troppo importante, dopo quest'acqua...

Il favorito si chiama Renaud Lavillenie, è francese, è una delle stelle del firmamento dell'atletica mondiale. Bene. Quando si arriva al dunque, il buon Lavillenie si sta meritando le previsioni sul suo nome. La gara sembra andare dove dice il pronostico, ma a un certo punto svolta. Lavillenie supera 5,98, ma il brasiliano padrone di casa. Thiago Braz da Silva, vola al di là di 6,03. È la misura che da la medaglia d'oro perché Lavillenie non ce la fa a superare 6,08. Discorso chiuso? Un attimo, c'è qualcosa da raccontare. È che durante questo finale, il pubblico ha preso a fischiare sonoramente gli ultimi tentativi del francese, cosa abbastanza frequente su un campo da calcio, ma non in una riunione di atletica... La vicenda genera così un dopo-gara davvero velenoso con il francese che protesta per la mancanza di sportività del pubblico, mentre Thiago fa la danza della felicità...

Tornato negli spogliatoi, nelle prime interviste, Lavillenie non si contiene, "spero che nel 2024 Parigi organizzerà le Olimpiadi e potrò prendermi la rivincita con la stessa moneta". Thiago, che fra l'altro si allena in Italia, a Formia, e che ha 22 anni, non pare turbato: lui è talmente felice che non riesce a far troppo caso all'arrabbiatura di Lavillenie, che a un certo punto la spara grossa: "una roba del genere accadde solo a Berlino '36, quando il pubblico nazista fischiò le vittorie d Jesse Owens". Paragonare il Brasile di oggi a quella Germania di ieri, è davvero troppo. Lui stesso chiederà scusa su Twitter.

Il fatto è che Jesse Owens, statunitense di pelle nera, fu la stella delle Olimpiadi. E Hitler certo non vide bene le sue vittorie. Ma il pubblico di Berlino applaudì a lungo Jesse, e sulla pedana del salto in lungo, un atleta tedesco, Luz Long, diede una grande prova di fair play, simpatizzando con Owens fino al punto di portarlo insieme a far il giro d'onore. Insomma, una grande prova di sportività dello sconfitto, una situazione evidentemente molto diversa da quella di Rio.

A mor del vero, e per chiudere il discorso, anche Thiago si è meritato poi i complimenti dello sconfitto. Quando Lavillenie è salito il giorno dopo sul podio per ricevere la medaglia d'argento, circondato quasi da un intero stadio che fischiava, il brasiliano ha chiesto d ottenuto dai suoi tifosi la fine della contestazione e addirittura l'arrivo degli applausi.